
Può un robot allenare la nostra capacità di raffigurare lo spazio circostante?
Meri Correani studia al Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione ‘R.Massa’ dell’Università degli Studi Milano-Bicocca. Per il corso di educational robotics condotto dal prof. Edoardo Datteri ha deciso di indagare il possibile apporto di un robot allo sviluppo della nostra capacità di raffigurare lo spazio circostante.
Per farlo ha coinvolto una bambina di 5 anni che, per due settimane, si è prestata a giochi e sfide atte ad attestare l’effettiva influenza del robot.
Dopo un training in cui le veniva chiesto di osservare e ricordare la posizione di alcune figure su una griglia, la bambina è stata coinvolta in alcuni esercizi di programmazione con mTiny, un piccolo robot adatto anche all’età infantile.
«Alla fine dell’attività ho riproposto alla bambina lo stesso test iniziale per capire se, rispetto alla prima volta in cui l’aveva eseguito, ci sono stati dei miglioramenti.»
La risposta è sì. «I tempi di risoluzione si sono dimezzati e non ha fatto errori» commenta Meri, soddisfatta. Almeno su questa piccola scala, dunque, il risultato è stato positivo e lascia intuire la potenzialità di un approfondimento.
«Ho scelto di indagare un eventuale impatto del robot misurando la variazione tra tempi ed errori compiuti dalla bambina nel training. Questo richiedeva sottoporla alla stessa identica prova, pena introdurre nuove variabili da considerare» spiega Meri.
Molto del lavoro di un ricercatore sta nel porsi domande precise e sviluppare strategie misurabili e il più possibile controllabili: un’operazione non semplice quando si ha a che fare con esseri viventi.
«A onor del vero la realtà è sempre più complicata di quel che potrebbe sembrare. All’inizio, per esempio, temevo che qualsiasi interazione o qualsiasi adattamento in corso d’opera delle attività da fare costituisse una pericolosa deviazione. Insomma che rischiasse di falsare tutto. Poi ho visto che, in realtà, così facendo avrei finito a condizionare ancor di più gli esiti, facendo scemare il coinvolgimento della bambina.»
C’è dunque un’importanza formativa che va al di là del lavoro svolto con la bambina e il robot mTiny e che ha a che vedere con la crescita professionale.
«Da questa esperienza la bambina porterà a casa l’essersi divertita con un robot e aver allenato la propria capacità di distinguere destra e sinistra, fare proiezioni nello spazio, raffigurarsi mentalmente gli spostamenti di mTiny. Poi c’è quello che ho portato a casa io, ed è essermi scontrata con le difficoltà di progettare, eseguire e analizzare un piano di ricerca, inclusi i miei atteggiamenti durante le fasi di test. È stata una delle esperienze formative più preziose che ho fatto e che consiglio a chiunque si stia formando nel mio settore.»
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La ricerca condotta da Meri Correani è un progetto universitario, semplice da realizzare e applicabile fin dall’età infantile. Sei interessata/o a provarlo con la tua classe o il gruppo di bambine/i che educhi? Contattaci!