I laboratori di Yunik rispondono a due grandi sfide del presente: la povertà educativa e il gender gap nelle discipline scientifiche.

Il gender gap nella scienza

La differente partecipazione di studenti e studentesse ai vari ambiti scientifici e tecnologici  è forse una delle forme di discriminazione più difficili da scardinare. 

Latente eppure pervasiva, interiorizzata e dunque spesso invisibile agli occhi delle stesse ragazze, ha il suo fondamento in luoghi comuni, narrazioni e immagini del femminile veicolate fin dalla più tenera età, tanto nell’ambiente scolastico quanto in quello famigliare.

Il mondo viene diviso in ambiti o lavori o qualità prettamente maschili e femminili, condizionando passivamente le scelte di bambine, ragazze e donne lungo tutto l’arco della loro formazione.

Chi sceglie di inserirsi in settori tradizionalmente appannaggio dei maschi deve fare i conti con una costante sensazione di inadeguatezza. 

Anche la scienza è condizionata da questi stereotipi. Il gender gap nelle STEM, ossia le scienze pure, è una realtà di fatto.

Si tratta però di una deformazione di prospettiva, poiché – a conti fatti – studentesse, ricercatrici e scienziate non solo contribuiscono in maniera significativa alla crescita del sapere ma tendono ad avere un rendimento migliore in termini di studi.

«L’elevata femminilizzazione di alcuni Dipartimenti […] e la speculare maggiore incidenza maschile in altri, risultano […] il portato di due elementi diversi: da un lato la prosecuzione di percorsi formativi differenziati intrapresi già dopo la scuola media; dall’altro una precisazione successiva di interessi verso tematiche/ collocazioni professionali che, ad oggi, continuano ad essere prevalentemente femminili o marcatamente maschili».
Bilancio di Genere 2018, Università degli Studi Milano-Bicocca

Qualcosa sta cambiando. La crescente attenzione verso il tema e la comparsa di storytelling alternativi stanno dando vita a nuovi modelli di identità. Ma la strada da compiere è ancora lunga e inizia nelle scuole.

Yunik vuole sostenere ciascun ragazzo e ciascuna ragazza nel percorso di scoperta e presa di coscienza delle proprie potenzialità.

La povertà educativa

Un’altra grande sfida del presente è la povertà educativa.

Sia che si manifesti come dispersione scolastica o come competenze minime di matematica e italiano  non sufficienti, la povertà educativa priva bambine e adolescenti dell’opportunità di sviluppare i propri interessi, di apprendere, sperimentare, sviluppare un pensiero critico. 

Preclude la possibilità di avere sogni ambiziosi e di coltivarli. Sul lungo periodo incide sulla povertà delle famiglie e sulla crescita economica del Paese. Rappresenta insomma una perdita personale e collettiva insieme.

«Situazioni familiari difficili come disoccupazione, basso reddito del nucleo familiare e scarsi livelli di istruzione dei genitori possono avere un effetto diretto e duraturo sulla carriera scolastica degli studenti, sul loro atteggiamento nei confronti dello studio, sui loro risultati scolastici e, di conseguenza, ciò può indurli a decidere di abbandonare precocemente i percorsi di istruzione e formazione».
Rapporto Eurydice 2014

Povertà economica ed educativa, perciò, si alimentano vicendevolmente, trasmettendosi di generazione in generazione. Chi arriva da famiglie che hanno lasciato gli studi più facilmente li abbandona a propria volta.

Non esistono circoli viziosi ineluttabili. Con il giusto sostegno si può interromperlo, invertire la marcia.

Alla base di Yunik vi sono due valori.

Il primo è Equità, da intendersi come opportunità tra generi ma anche tra bambini e bambine provenienti da ceti sociali diversi, a cui dovrebbe essere garantita una uguale possibilità di accesso allo studio e alla realizzazione di se stessi.

Il secondo  vede nell’Educazione  un diritto e un valore, perché imparare a ragionare, sviluppare il pensiero critico, è qualcosa di più che uno strumento per muoversi nel mondo. È  un modo di viverlo  e di colorarlo, di crescere culturalmente ed essere felici.

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